Già, piccolo è meglio. Con questa provocazione vogliamo introdurre un argomento che ci sta molto a cuore.
Stiamo ancora parlando di Grafica e comunicazione visiva, stiamo ancora parlando della difficile sfida che ogni giorno chi si occupa professionalmente di questi argomenti deve trovarsi ad affrontare.
La grafica è un’opinione, è un’arte soggettiva, opinabile, schiava del gusto personale e libera da ogni regola… ma non sempre, o meglio, non del tutto.
Se così fosse che bisogno ci sarebbe di un professionista del settore? Di un grafico? Chiunque potrebbe cimentarsi in questa divertente professione (purtroppo negli ultimi anni questo è quello che si sta verificando).
Un idraulico, un meccanico, un dentista… ha la sua professione, studia per affrontarla al meglio e chi con bravura e chi con astuzia svolge la sua mansione forte del totale rispetto da parte del cliente. Chi con qualità maggiori chi senza grandi competenze ma sempre con autorevolezza. I clienti si affidano completamente a loro.
Un grafico, un’agenzia, un esperto in comunicazione visiva… ha la sua professione, spesso ha studiato per affrontarla al meglio ma difficilmente il cliente si affida completamente e ne comprende e rispetta la professionalità. L’opinabilità delle regole grafiche, la mancanza di una cultura visiva condivisa e l’abbassamento della qualità generale delle opere grafico-visive rende questa professione schiava dell’incomprensione generale.
Finché passerà il concetto della totale mancanza di regole in questo settore chiunque, grafici improvvisati, clienti, direttori marketing, parenti, nipoti e il primo che passa per strada potrà annientare qualsiasi lavoro.
È bello pensare a questo lavoro come ad una festa, ad un divertimento, ad un hobbie, ad un’arte. Non è così.
Il “mestiere di grafico” non è un lavoro tecnico ma non è nemmeno privo di regole.
Ogni campagna, ogni logo, ogni pagina, ogni doppia pagina, un racconto. Il grafico come regista. Ha davanti a sé una mappa e cerca nello spazio, muovendo gli occhi, i pensieri, dove si ferma l’attenzione. Fuochi visivi sparsi, geografie della visione che richiedono più livelli di lettura. “Lector in fabula” dice Umberto Eco; cascarci dentro, perdersi e ritrovarsi.
Ci sono regole, forse meno comprensibili e meno evidenti rispetto a chi forgia il proprio prodotto, il proprio servizio, con chiavi inglesi, mastice e matasse di canapa.
Sensi di lettura, movimenti oculari, centri percettivi, linee di forza, leggibilità, teoria del colore, creatività del linguaggio visivo, proporzioni, composizione fotografica, bilanciamenti dei pesi, luci e superfici, ritmo e modularità, (oltre a conoscenze tecniche di stampa, tipografiche, softwaristiche e marketing) sono solo alcune delle regole di cui ogni esperto del settore dovrebbe avere dimestichezza. Non basta saper usare qualche software per potersi improvvisare.
La provocazione del titolo Piccolo è meglio, stuprando il designer tedesco Ludwig Mies van der Rohe e il suo “Less is more” è solo un esempio di come spesso ci si trasformi in vittima del proprio cliente:
ogni grafico quotidianamente lotta con l’ennesimo cliente che gli chiede il Logo del suo brand “molto più grosso”nella pagina, è li che cerca di far digerire quella pagina pulita e bilanciata con quel logo così ben impaginato, combattuto da quel motto che lo tormenta anche di notte: “il cliente ha sempre ragione”, alla fine è il cliente che paga. Cercare di convincerlo della qualità del tuo lavoro, di quanto sia MOLTO più visibile un logo piccolo ben bilanciato e con delle aree di rispetto visivo ben presenti rispetto a quel logo a tuttapagina che non fa altro che far venir la labirintite a chi lo guarda… è forse inutile. Non ci ha già minacciati di cambiare agenzia?
Tutto il settore dell’advertising e della grafica a tuttotondo risente fortemente di questo ricatto. Risente dell’arrendevolezza di quei poveri grafici che prima si son visti tagliare i budget, poi, con l’approdo dei computer e dei software a basso costo, hanno visto aumentare la concorrenza di tutti gli “improvvisati del settore”, poi tagliare la quantità di lavori per cliente, poi sono stati vittima della crisi globale che ha visto le aziende (incautamente) tagliare come prima cosa i fondi per la comunicazione… ora si vedono annientare la professionalità.
Quando vedete un grafico in un angolo della strada non giratevi dall’altra parte, non accelerate il passo, provate a fidarvi di lui e delle sue capacità. Fate attenzione agli improvvisati, ma una volta iniziata una collaborazione con un vero professionista lasciatelo lavorare per voi, proprio come fareste dalla vostra igienista dentale, e il vostro brand brillerà ancora di più, proprio come il vostro sorriso.
Ricordate queste parole: Piccolo è meglio.