Grafica e Comunicazione Archivi - MAD13 creative room Grafica, comunicazione, brand identity, wine design, web, foto e video | La Morra, Langhe, Roero, Alba, Torino | Idee e strategie per far vedere al mondo chi sei. O chi vorresti diventare Fri, 10 Jul 2020 11:21:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.5 https://www.mad13.it/wp-content/uploads/cropped-mad13_logo_350-32x32.png Grafica e Comunicazione Archivi - MAD13 creative room 32 32 Come promuovere la mia azienda vitivinicola e agroalimentare? https://www.mad13.it/come-promuovere-la-mia-azienda-vitivinicola-e-agroalimentare.html Tue, 13 Sep 2016 14:48:10 +0000 http://www.mad13.it/?p=3304 L'articolo Come promuovere la mia azienda vitivinicola e agroalimentare? sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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Uno degli aspetti fondamentali è sicuramente consolidare la propria immagine e il proprio brand e rendersi conto che occorre essere riconoscibili e avere un’immagine accattivante e corretta per il proprio settore. Non sempre si capisce l’importanza di investire sulla propria immagine. Le aziende investono nel vigneto, nella cantina, nella qualità del prodotto. È il loro mestiere, quello in cui eccellono. Ma, purtroppo, spesso tralasciano un aspetto fondamentale quando si rivolgono al loro cliente, al loro mercato. Non dedicano molta attenzione al miglioramento dell’immagine dei loro prodotti e a consolidare il proprio brand. Il rischio è quello di essere penalizzati, di perdere terreno nei confronti dei competitor invece che guadagnarne, nonostante la qualità del prodotto, importantissima, ma che spesso non è sufficiente.

Perché e quando rinnovare la propria immagine?

Rinnovare e migliorare la propria immagine spesso è la scelta migliore per poter affrontare al meglio i mercati. Molte volte le aziende hanno il terrore di cambiare e rinnovarsi e temono che il cambiamento non li renda più riconoscibili agli occhi del cliente. In realtà ci sono momenti in cui non cambiare è controproducente, cambiare e investire sulla propria immagine deve essere un’opportunità di miglioramento e crescita. Certo, non è sempre necessario fare dei cambiamenti radicali, bisogna intervenire solamente quando la propria immagine è inadeguata o non è posizionata al meglio.

Per capire quando e se è il caso di farlo, bisogna osservare i competitor, raccogliere suggerimenti, stimoli esterni e coltivare il proprio gusto estetico. Affidarsi, e saper scegliere a chi affidarsi, per il restyle della propria immagine (che va dall’etichetta, all’immagine coordinata e a tutti i materiali di supporto alla vendita diretta e per gli agenti) è molto importante. Il restyle potrebbe anche solo voler dire coordinare con un unico gusto visivo, stilistico e grafico tutti quegli elementi che compongono l’immagine dell’azienda (logo, etichetta, packaging, immagine coordinata, sito web, social network), dovranno quindi parlare la stessa lingua e comunicare univocamente il brand, con personalità e unicità, senza rinunciare alla propria appartenenza territoriale e culturale.

Per quanto possa essere nobile pensarlo un grande vino (spumante, champagne, superalcoolico…) non è grande solamente per il contenuto della bottiglia. Certo, in termini di vendite è sicuramente importante (indipendentemente dal posizionamento, target e fascia prezzo che questo ha sul mercato) ma lo è altrettanto il suo vestito, l’etichetta, il packaging, la corporate identity della cantina e la comunicazione che lo accompagnano. Ogni prodotto deve avere la propria identità. Etichetta e packaging devono comunicare il valore e la personalità del contenuto, l’immagine aziendale deve tradursi in messaggi coerenti a supporto del brand.

Ma oltre all’etichetta perché è importante la comunicazione stampata e digitale (brochure, cataloghi, website…)?

L’etichetta ne caratterizza il prodotto, con l’abbinamento di diverse tecniche di stampa e nobilitazioni (offset, serigrafia, lamina caldo, verniciature, goffrature) e tipologie di carta, e svolge un compito fondamentale essendo la bottiglia il vero e proprio brand dell’azienda.

Ma l’etichetta non è sufficiente per supportare il brand e la comunicazione (di un vino ad esempio), un ruolo significativo e importante lo svolgono anche la carta stampata e il web. Brochure, cataloghi e materiali promozionali, oltre ad esser ottimi strumenti di vendita, entrano in diretto contatto con l’appassionato (o l’agente che dovrà proporre i vostri vini piuttosto che altri) che ha così modo di beneficiare di un percorso comunicativo dettato dall’azienda e essere colpito e gratificato dalle immagini, dalla caratteristica tattile della carta, dalla ricchezza di una nobilitazione e dall’immagine aziendale, oltre che, ovviamente, avere a disposizione tutte le informazioni necessarie a portata di mano. Avrà l’azienda in tasca, in borsa, con se, ovunque.

Il web (oggi ancora di più con i siti responsive e adatti all’esperienza di navigazione di smartphone e tablet) e i social network, offrono l’opportunità di raggiungere mercati e clienti sempre più lontani, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento e aiutano a consolidare la propria immagine istituzionale e i propri prodotti. Non sempre è facile per i clienti poter conoscere, raggiungere e visitare un’azienda, il web e i social permettono di ampliare esponenzialmente il nostro potenziale comunicativo e di aprire una finestra di dialogo diretto con sempre più persone, una comunicazione diretta e coinvolgente (se fatta con i giusti contenuti) che si traduce in brand awareness e brand reputation: notorietà, qualità e reputazione di marca.

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Come capisco se i miei materiali grafici e di comunicazione sono efficaci e fatti bene? https://www.mad13.it/come-capisco-se-i-miei-materiali-grafici-e-di-comunicazione-sono-efficaci-e-fatti-bene.html Sat, 05 Sep 2015 14:28:43 +0000 http://www.mad13.it/?p=3289 L'articolo Come capisco se i miei materiali grafici e di comunicazione sono efficaci e fatti bene? sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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Ogni professionista conosce meglio ed eccelle nel proprio lavoro, e non sempre può dedicare molta attenzione a chi cura per lui la sua immagine, la sua grafica e la sua comunicazione. Si rischia spesso, inconsapevolmente, di affidarsi a degli improvvisati. Vogliamo quindi rispondere a questa domanda elencando ed analizzando alcuni errori facilmente individuabili anche da chi non è “del mestiere”. Per rispondere a questa domanda, a livello di contenuti comunicativi, il discorso è complesso e va analizzato caso per caso. Fondamentalmente bisogna cercare di dare una risposta a qualche domanda.

1. Sto comunicando il mio brand in maniera coordinata?

2. Sto raggiungendo i miei obiettivi di vendita, riconoscibilità e valore del brand che volevo o credo che si possa fare di più?

3. Il lavoro che mi hanno fatto mi piace ma ho la sensazione che qualcosa stoni e non capisco cosa sia?

4. Ho la sensazione (o mi hanno fatto notare) che il mio prodotto, se affiancato ad altri, possa risultare meno professionale, meno curato?

A livello grafico non è semplice riconoscere un buon lavoro da un lavoro scadente, soprattutto per chi non è del mestiere e settore. Spesso sono le piccole cose che differenziano un lavoro banale e malfatto da un lavoro fatto professionalmente. La grafica è si soggetta al personale gusto estetico ed è una scienza che risponde a regole difficilmente tangibili, ma il gusto va coltivato e soprattutto va adeguato ai mercati, ai propri consumatori, deve essere di alto livello e curato da dei professionisti.

La grafica è un’opinione, è un’arte soggettiva, opinabile, schiava del gusto personale e libera da ogni regola… ma non sempre, o meglio, non del tutto. Ci sono regole complesse e difficili da spiegare che diventano parte della cultura visiva di ogni buon grafico: sensi di lettura, movimenti oculari, centri percettivi, linee di forza, leggibilità, teoria del colore, creatività del linguaggio visivo, proporzioni, composizione fotografica, bilanciamenti dei pesi, luci e superfici, ritmo e modularità, griglie, la regola dei terzi, la Golden Ratio e la sequenza (spirale) di Fibonacci (oltre a conoscenze tecniche di stampa, tipografiche, softwaristiche e marketing), ma ce ne sono altre, di base, che chiunque può comprendere e che fanno la differenza.

Un modo per stanare grafici improvvisati è quello di osservare i particolari. Un grafico improvvisato (o che non ha le competenze per far capire al proprio cliente ciò che è corretto) di solito cade in qualche errore facilmente individuabile anche da chi non è del mestiere, qualche esempio lo riportiamo qui sotto con un po’ di ironia:

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FONT

  • Usa molte font diverse e scoordinate tra loro all’interno dello stesso documento (per non parlare di coerenza tra tutti i materiali);
  • nei casi peggiori usa font come il Times New Roman, l’Arial, il Papyrus o il Comic Sans, da evitare.

TESTI

  • Scrive testi sopra le immagini dove e come non dovrebbe, rendendoli illeggibili;
  • usa gli apostrofi al posto degli accenti (terribile e gravissimo iniziare una frase con E’ invece che con È), se lo fa e ve ne accorgete, non mandate i vostri figli dalla sua maestra delle elementari;
  • non sa usare le colonne e impagina testi che si sviluppano orizzontalmente all’infinito;
  • non rispetta margini e spazi di respiro attorno ai testi a scapito della leggibilità e dell’ordine;
  • scrive testi molto compattati e va molto vicino ai bordi del documento (spesso senza usare gli stessi margini in ogni pagina);
  • nei paragrafi delle vostre brochure va a capo senza cognizione di causa (le preposizioni, gli articoli, non devono mai finire una riga ma vanno portati a capo e nel limite del possibile bisogna andare a capo utilizzando un minimo di senso logico grammaticale). Un buon grafico dedica attenzione ad ogni riga;
  • la sillabazione a capo con trattino va evitata. Solamente quando si impagina un quotidiano con paragrafi su colonne strette è ammissibile. Abbiamo già detto che un buon grafico dedica attenzione ad ogni riga?
  • un punto elenco lo meritano quei grafici che oltre ad usare la sillabazione non si vergognano a interrompere un nome proprio, il nome del vostro prodotto, o la località Cru del vostro rinomato Barolo. Aguzzate la vista e se trovate “Ba-” a capo “rolo“, guardate il vostro grafico negli occhi senza dire nulla e indicategli pure la porta di uscita.
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LOGHI

  • Crea marchi non leggibili nei piccoli formati e non adattabili a stampe in bianco e nero o a singoli colori (dichiarati);
  • non sa cosa sono le correzioni ottiche e le compensazioni tra le lettere nei loghi, vi troverete marchi o titoli con lettere mal distribuite tra loro (soprattutto quando ci sono delle font in corsivo-script);
  • non rispetta margini e spazi di respiro attorno ai marchi, troverete marchi e elementi vicini o addirittura sovrapposti tra loro che non fanno altro che disturbare e inibire la leggibilità;
  • mette loghi o troppo grandi o troppo piccoli, spesso li ripete inutilmente;
  • è attirato dai colori vivaci, dalle font più improbabili e genericamente dalle pacchianate.

SOFTWARES

  • Spesso utilizza programmi inadatti: corel draw non va utilizzato, illustrator serve per fare i loghi non per impaginare un libro, un catalogo o una brochure, per questo c’è indesign o xpress, photoshop per le immagini. Word e powerpoint NON sono programmi di grafica. In alcuni casi per voi sarebbe difficile accorgervi di questa cosa, ma se confrontaste lo stesso documento fatto con il software giusto noterete le differenze, in altri casi se ne accorgerebbe solo lo stampatore, o magari se chiedete un pdf di un catalogo impaginato in illustrator (invece che in indesign ad esempio) il grafico vi dirà che non riesce a farlo o che pesa troppo o darà la colpa alle molte immagini.

IMMAGINI

  • Utilizza immagini sfocate, senza correzioni cromatiche base;
  • se postproduce delle immagini spesso brucia i bianchi;
  • se postproduce e fa fotomontaggi spesso non conosce le prospettive e genera improbabili collage;
  • generalmente utilizza i filtri base di photoshop con entusiasmo. Ecco, da evitare (avete mai trovato una luce tipo effetto lente nelle vostre foto postprodotte?);
  • prende immagini a caso da internet senza preoccuparsi delle licenze e del copyright.
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IMPAGINAZIONE

  • Riempie le pagine senza lasciare un solo spazio bianco di respiro;
  • non rispetta griglie di impaginazione;
  • non da priorità di lettura ai contenuti dando la stessa dimensione e importanza a tutto ciò che è presente nel documento, generando caos visivo;
  • fa fatica a centrare correttamente gli elementi tra loro (matematicamente o otticamente) o appiccica loghi e elementi troppo vicini alle estremità (non avete idea di quante etichette di prodotto mal centrate vengano approvate e stampate);
  • se trovare elementi fotografici o testi vicinissimi al bordo pagina, o addirittura tagliati, è dovuto al fatto che non tiene conto degli abbondaggi per i rifili di stampa;
  • all’interno di un impaginato non razionalizza spazi e contenuti graficamente in base al senso di lettura ma tende a “buttare” a caso facendo tutte le pagine composte in maniera differente.

COPIA

  • Spesso i suoi lavori sono tutti uguali, perché (quando va bene) copia se stesso. Troppa fatica e perdita di tempo studiare e dedicare la giusta attenzione al cliente e al lavoro che ci sta chiedendo. Troverete così la vostra brochure identica a quella di un vostro concorrente, la vostra etichetta con le stesse font e impaginazione di mille altre, loghi che non vi rappresentano… però ai vostri occhi, se non vi accorgerete di queste cose, sembrerà semplicemente molto veloce e (sarà davvero così?) più economico (ora correte a confrontare le vostre brochure con quelle dei vostri competitor che magari si rivolgono al vostro stesso “grafico”, auguri!).

APPROCCIO

  • Spesso esegue semplicemente quello che gli viene richiesto, non è propositivo ne tanto meno creativo;
  • non si pone domande, esegue il suo lavoro in maniera approssimata senza porsi domande o sollevarle al suo cliente;
  • non sa a chi rivolgersi e nemmeno gli interessa, invece, considerare il destinatario finale del suo elaborato (il target di riferimento) è fondamentale nel rendere il lavoro efficace e non superfluo;
  • deve sapere consigliare ed educare il suo cliente, e far capire che il suo lavoro è destinato al “cliente del suo cliente” e in tal senso lavorare per raggiungere degli obiettivi;
  • deve avere passione per il suo lavoro, sapersi aggiornare ed evolvere;
  • non deve farsi sopraffare dal gusto personale e dall’estemporaneità del giudizio individuale, suo o del suo cliente, ma solo con giusta formazione accademica e l’esperienza può essere in grado di dare dignità e qualità a un lavoro;
  • sopravvaluta le sue intuizioni e il suo talento artistico, ma ricordate che un buon grafico si forma solamente grazie a un processo metodico riguardante competenza professionale specialistica, formazione, cultura ed esperienza.

*Questi sono solamente alcuni errori tra quelli meno tecnici che chiunque potrebbe notare.

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Perché MAD13? https://www.mad13.it/perche-mad13.html Wed, 02 Sep 2015 14:39:46 +0000 http://www.mad13.it/?p=3298 L'articolo Perché MAD13? sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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Come nasce MAD13, la sua storia, il suo nome, la sua mission. In questo articolo troverete risposta a qualche domanda su di noi. La parola al nostro Art Director.

Perché il nome MAD13?

MAD13 ha diversi significati. Fondamentalmente MAD13 sono io, MAD13 sono prima di tutto le mie iniziali:
Maniscalco DiegoMAniscalco DIEgo – MAniscalco D13go – MAD13.

Perché MAD e perché 13?

MAD

MAD, dall’ingelse -go mad- fare una follia, fare una pazzia, quella che ho fatto lanciandomi in questa nuova sfida in un periodo non proprio roseo per il mondo della grafica e della pubblicità (ma non solo), abbandonando la strada sicura per quella più stimolante, ma dalle mille incognite, del lavoro autonomo. Ho fatto tesoro dell’esperienza e della passione che ho per questo lavoro e dopo aver lavorato dal lontano 1998 in diverse agenzie pubblicitarie torinesi e collaborato con grandi e piccoli brand, ho deciso di fare il pazzo, MAD, e lanciarmi in questo settore in prima persona, con la mia faccia, vostro malgrado, in primo piano.
MAD deriva anche da Madison Avenue, un ampio viale di Manhattan. Sin dagli anni venti il nome di questa strada è sinonimo dell’industria della pubblicità perché vi hanno avuto sede tutte le più importanti agenzie pubblicitarie americane. I pubblicitari di Madison Avenue vennero soprannominati MAD Men (da qui la celebre e omonima serie tv statunitense che ha come protagonista il direttore creativo Donald “Don” Draper). I pazzi creativi di MADison Avenue. Ma nessun timore, la nostra è una sana dose di pazzia, necessaria a stimolare la creatività, abbinata a consapevolezza e professionalità.

13

Il 13 rappresenta l’anno (2013). Un anno importante. Un anno di cambiamenti e di rinascita.
L’anno in cui mi sono sposato e ho maturato la consapevolezza di poter prendere definitivamente ogni aspetto della mia vita in mano. L’anno in cui ho abbandonato la grande città (Torino) e mi sono trasferito nelle suggestive Langhe, a La Morra, tra vigneti e noccioleti. L’anno in cui è stato piantato il seme di questa pazzia. L’anno in cui quel “certo languorino” che ha dato vita a MAD13 si è fatto più insistente, dando il via, finalmente, a “qualcosa di buono”.
Il 13 rappresenta anche in maniera figurata il nostro team, tutti quei collaboratori che ho conosciuto, apprezzato e con cui ho lavorato durante la mia carriera e che ora diventano parte integrante e fondamentale di MAD13.
In questo 13 troviamo programmatori web, videomaker, fotografi, stampatori, copywriter, press e social media manager, grafici, fornitori… La nostra “creative room” virtuale dove prende forma questo team di professionisti della comunicazione che ho selezionato per la loro professionalità e seleziono ogni volta in base alle esigenze di ogni singolo progetto per poter dare ai clienti un servizio completo e all-inclusive.

Come si pronuncia MAD13?

Questa è una questione atavica 🙂 mi piace poter rispondere con una contro-domanda: “Tu come lo pronunci?”.
La risposta è il modo corretto per pronunciarlo.
Puoi leggerlo all’americana: MAD thirteen /mæd/ /ˈθ3ːˈtiːn/ con MAD pronunciato MED
Puoi leggerlo all’inglese anglosassone: MAD thirteen /mæd/ /ˈθ3ːˈtiːn/ con MAD pronunciato MAD
Puoi leggerlo all’italiana: MAD tredici /mæd/ /ˈtreditʃi/
Oppure puoi fare il creativo e leggerlo alla MAD13, un misto tra inglese anglosassone e italiano: MAD tredici/mæd/ /ˈtreditʃi/ con MAD pronunciato MED

La campagna gallo-pavone, e perché “Robe da mat!”?

L’immagine non ha bisogno di molte spiegazioni. È un gallo che si valorizza.
Un’immagine concettuale che vuole rappresentare con ironia quello che facciamo.
Come recita la bodycopy “il nostro lavoro è dare valore al tuo” e lo facciamo con idee, strategie, branding e grafiche che aiutano il cliente a far vedere al mondo chi è. O chi vorrebbe diventare. Lo facciamo con estrema professionalità, quando possiamo essere più creativi (ovviamente in base al brand e al target che dobbiamo soddisfare) cerchiamo di farlo con ironia e freschezza.
MAD13 nasce nelle Langhe e porta la sua esperienza, accumulata in diverse agenzie pubblicitarie di Torino, al servizio principalmente di questa zona.
Da qui vogliamo partire. Da questo territorio, dalla sua realtà imprenditoriale, dal mondo dell’enogastronomia, del food, del vino (ma non solo, in questi anni abbiamo lavorato per molti clienti diversi: cibo, bevande, vini, alcoolici, cioccolata, caffè, stoffa e vestiti, musica, riviste, porte, giocattoli, automobili, gioielli, cosmetici, information technology, GDO, associazioni e istituzioni), e come omaggio a questo territorio e alle sue tradizioni abbiamo usato un claim in piemontese che ci rappresentasse: “Robe da mat!” (“Cose da pazzi!”).
Un’esclamazione che deve essere interpretata come una piacevole scoperta.
“Robe da mat! Guarda MAD13 cosa fa!”
Diego Maniscalco
Owner & Creative Art Director

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Piccolo è meglio. https://www.mad13.it/piccolo-e-meglio.html Fri, 09 Jan 2015 15:00:38 +0000 http://www.mad13.it/?p=3286 L'articolo Piccolo è meglio. sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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Già, piccolo è meglio. Con questa provocazione vogliamo introdurre un argomento che ci sta molto a cuore.
Stiamo ancora parlando di Grafica e comunicazione visiva, stiamo ancora parlando della difficile sfida che ogni giorno chi si occupa professionalmente di questi argomenti deve trovarsi ad affrontare.

La grafica è un’opinione, è un’arte soggettiva, opinabile, schiava del gusto personale e libera da ogni regola… ma non sempre, o meglio, non del tutto.
Se così fosse che bisogno ci sarebbe di un professionista del settore? Di un grafico? Chiunque potrebbe cimentarsi in questa divertente professione (purtroppo negli ultimi anni questo è quello che si sta verificando).
Un idraulico, un meccanico, un dentista… ha la sua professione, studia per affrontarla al meglio e chi con bravura e chi con astuzia svolge la sua mansione forte del totale rispetto da parte del cliente. Chi con qualità maggiori chi senza grandi competenze ma sempre con autorevolezza. I clienti si affidano completamente a loro.
Un grafico, un’agenzia, un esperto in comunicazione visiva… ha la sua professione, spesso ha studiato per affrontarla al meglio ma difficilmente il cliente si affida completamente e ne comprende e rispetta la professionalità. L’opinabilità delle regole grafiche, la mancanza di una cultura visiva condivisa e l’abbassamento della qualità generale delle opere grafico-visive rende questa professione schiava dell’incomprensione generale.
Finché passerà il concetto della totale mancanza di regole in questo settore chiunque, grafici improvvisati, clienti, direttori marketing, parenti, nipoti e il primo che passa per strada potrà annientare qualsiasi lavoro.

È bello pensare a questo lavoro come ad una festa, ad un divertimento, ad un hobbie, ad un’arte. Non è così.
Il “mestiere di grafico” non è un lavoro tecnico ma non è nemmeno privo di regole.
Ogni campagna, ogni logo, ogni pagina, ogni doppia pagina, un racconto. Il grafico come regista. Ha davanti a sé una mappa e cerca nello spazio, muovendo gli occhi, i pensieri, dove si ferma l’attenzione. Fuochi visivi sparsi, geografie della visione che richiedono più livelli di lettura. “Lector in fabula” dice Umberto Eco; cascarci dentro, perdersi e ritrovarsi.
Ci sono regole, forse meno comprensibili e meno evidenti rispetto a chi forgia il proprio prodotto, il proprio servizio, con chiavi inglesi, mastice e matasse di canapa.
Sensi di lettura, movimenti oculari, centri percettivi, linee di forza, leggibilità, teoria del colore, creatività del linguaggio visivo, proporzioni, composizione fotografica, bilanciamenti dei pesi, luci e superfici, ritmo e modularità, (oltre a conoscenze tecniche di stampa, tipografiche, softwaristiche e marketing) sono solo alcune delle regole di cui ogni esperto del settore dovrebbe avere dimestichezza. Non basta saper usare qualche software per potersi improvvisare.

La provocazione del titolo Piccolo è meglio, stuprando il designer tedesco Ludwig Mies van der Rohe e il suo “Less is more” è solo un esempio di come spesso ci si trasformi in vittima del proprio cliente:
ogni grafico quotidianamente lotta con l’ennesimo cliente che gli chiede il Logo del suo brand “molto più grosso”nella pagina, è li che cerca di far digerire quella pagina pulita e bilanciata con quel logo così ben impaginato, combattuto da quel motto che lo tormenta anche di notte: “il cliente ha sempre ragione”, alla fine è il cliente che paga. Cercare di convincerlo della qualità del tuo lavoro, di quanto sia MOLTO più visibile un logo piccolo ben bilanciato e con delle aree di rispetto visivo ben presenti rispetto a quel logo a tuttapagina che non fa altro che far venir la labirintite a chi lo guarda… è forse inutile. Non ci ha già minacciati di cambiare agenzia?

Tutto il settore dell’advertising e della grafica a tuttotondo risente fortemente di questo ricatto. Risente dell’arrendevolezza di quei poveri grafici che prima si son visti tagliare i budget, poi, con l’approdo dei computer e dei software a basso costo, hanno visto aumentare la concorrenza di tutti gli “improvvisati del settore”, poi tagliare la quantità di lavori per cliente, poi sono stati vittima della crisi globale che ha visto le aziende (incautamente) tagliare come prima cosa i fondi per la comunicazione… ora si vedono annientare la professionalità.

Quando vedete un grafico in un angolo della strada non giratevi dall’altra parte, non accelerate il passo, provate a fidarvi di lui e delle sue capacità. Fate attenzione agli improvvisati, ma una volta iniziata una collaborazione con un vero professionista lasciatelo lavorare per voi, proprio come fareste dalla vostra igienista dentale, e il vostro brand brillerà ancora di più, proprio come il vostro sorriso.
Ricordate queste parole: Piccolo è meglio.

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L’ingegnere e la vite. https://www.mad13.it/lingegnere-e-la-vite.html Mon, 05 Jan 2015 15:56:13 +0000 http://www.mad13.it/?p=3308 L'articolo L’ingegnere e la vite. sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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Il settore della comunicazione, della grafica e dell’advertising è unaselva piena di insidie dove le difficoltà nel poter svolgere serenamente la professione rendono ogni giorno più difficile salvaguardare la passione che deve essere sempre ben presente in questi campi.

Uno dei problemi principali (senza inoltrarsi del discorso della soggettività del gusto del proprio cliente e della incolpevole ignoranza che spesso si ha sulle regole base della comunicazione visiva) è senza dubbio saper giustificare il proprio lavoro, la propria professionalità e il proprio tariffario a tutti quei clienti che prendono come mezzo di paragone il nipote che “smanetta” in photoshop.

Escludendo il discorso del “si deve pur campare” che può essere interpretato in due modi: – ho prezzi alti anche se non sono in grado di dare un valore aggiunto – e – bisogna scendere a compromessi pur di non perdere il cliente – spesso ci si trova tra tra due fuochi incrociati senza aver ancora capito se è davvero la nostra guerra. Il “tariffario” del nipote e il tariffario AIAP (associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva). Il primo, molto più a stretto contatto con il cliente di turno (sfido chiunque, chi non ha un nipote che gioca con photoshop?), vicino allo ZERO sul bilancio; il secondo, impraticabile nel mercato odierno, carissimo e spropositato agli occhi di qualsiasi cliente che si stia affacciando per la prima volta (ma non solo) al mondo della comunicazione. Entrare in competizione con il primo non è nemmeno immaginabile e non applicare il secondo significa sminuire la propria professionalità e equipararsi al nipote. Bhè, vi rassicuro subito, nessuno riesce ad applicarlo, si scende inevitabilmente a compromessi ma mi permetto di ricordarvi una paio di “regole” che aiutano a comprendere questo settore: Un Buon Progetto Creativo può essere davvero Buono solamente con Buoni Investimenti e Buona Pazienza. Un Creativo deve Credere nelle proprie Intuizioni, il Cliente deve Credere nel proprio Creativo.

Vi riporto una metafora sul concetto di professionalità, un po’ paradossale ed ironica ma con una morale che fa al caso nostro. Dietro a una semplice “vitina avvitata” ci sono i sacrifici per raggiungere conoscenza, competenza, abilità e cultura professionale.

Un ingegnere venne chiamato per aggiustare un computer molto grande ed estremamente complesso…
un computer che valeva 12 milioni di Euro.
Seduto di fronte allo schermo, concentrato, preme un paio di tasti, asserisce con la testa, mormora qualcosa a se stesso e spegne il computer.
A quel punto estrae un piccolo cacciavite dalla tasca e dà un giro e mezzo ad una minuscola vite.
Accende il computer e verifica che funziona perfettamente.
Il presidente dell’azienda è felicissimo e si offre di pagare il conto immediatamente.

“Quanto le devo?” chiede.
“Sono Mille Euro, per cortesia” risponde l’ingegnere.
“Mille Euro? Mille Euro per pochi minuti di lavoro? Mille Euro per stringere una semplicissima vitina? Mi rendo conto che il computer vale 12 milioni di Euro, ma mille Euro mi sembra una cifra veramente esagerata.
Pagherò solamente se mi manderà una fattura dettagliata che giustifichi una cifra del genere.”

L’Ingegnere acconsente con un cenno e se ne va.
Il mattino dopo il presidente riceve la fattura, la legge attentamente,
asserisce con la testa e la paga immediatamente, senza una lamentela.

La fattura diceva:

Servizi effettuati
– Avvitamento di una vitina: EURO 1
– Sapere quale vitina avvitare: EURO 999

La pubblicità è l’anima del commercio, disse Henry Ford. Un buon pubblicitario, un grafico competente, un creativo professionista prende la vostra Azienda per mano e con il suo bisturi interviene per valorizzarla, renderla splendente, scintillante, unica e competitiva. Davvero dareste il bisturi in mano a vostro nipote?Forse non è ancora giunto il momento di affidargli la vostra azienda.

Alcune volte è sbagliato giudicare un’attività semplicemente per il tempo che occorre per realizzarla e scegliere a chi affidarla solamente lasciandosi ammaliare dall’economicità di chi la svolge. Saper spendere, e spendere il giusto è molto importante. Questo non vuol dire sprecare i soldi ma investirli per il proprio futuro, per ottenere veramente dei risultati. Ovvio, bisogna essere scaltri e saper riconoscere chi millanta professionalità, ed è invece solamente caro, da chi sa qual’è il prezzo giusto, e sa offrirvi la soluzione su misura per voi, per ottenere quei risultati che altrimenti non si riuscirebbero ad ottenere.

La comunicazione visiva, che sia un semplice logo o una campagna pubblicitaria, non deve essere intesa come un contorno ma un mezzo necessario e importantissimo per ottenere dei risultati e far crescere la propria azienda.

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Scolpisce la memoria. https://www.mad13.it/scolpisce-la-memoria.html Mon, 22 Dec 2014 16:02:40 +0000 http://www.mad13.it/?p=3314 L'articolo Scolpisce la memoria. sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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Oggi si parla di Slogan. Payoff che hanno fatto la fortuna di aziende e prodotti, slogan che han saputo sopravvivere al tempo, claim che han fatto storia e che sono a distanza di anni ancora ben scolpiti nella testa di ognuno di noi. Semplici parole, sintesi di concetti, plus e cantilene che riemergono nella nostra memoria e molte volte sopravvivono ai prodotti stessi oramai passati di moda.

Qui di seguito provo a elencarne una quantità abbastanza rappresentativa, sicuramente dimenticandone di clamorosi.
Dai più recenti ai meno recenti sono sicuro che faranno scattare nella vostra memoria ricordi che credevate sepolti. Buona lettura.

ACE – Ace smacchia a fondo senza ssstrapp.
ADIDAS – Impossible is nothing.
AGNESI – Silenzio. Parla Agnesi.
AIA – Se c’è Aia c’è gioia.
AIAZZONE – “Provare per credere”.
AIAX – Aiax sì, fatica no.
ALFA ROMEO – Arna, e sei subito alfista!
ALGIDA CORNETTO – Un cuore di panna, un cuore di panna per noi.
ALITALIA – Ti porteremo ovunque.
ALPITOUR – “Turista fai-da-te? No Alpitour? Ahi ahi ahi ahi ahi…”
AMADORI – “Parola di Francesco Amadori!”
AMICA CHIPS – A chi piace la patatina?
AMICA CHIPS – La patatina tira.
AMICA CHIPS – Io di patate ne ho viste tante, gustose, fragranti. Non ce la faccio a stare senza. Ma nessuna è come questa. Fidati di uno che le ha provate tutte.
ANTICA ERBORISTERIA – Salute e bellezza secondo natura.
APEROL – Ah! Aperol!
APEROL – “Non so voi, ma io bevo Aperol!”
APPLE – Think different.
ARENA – “Sempre un po’ di più, Arena ti dà”.
ARIEL – Fredda lo sporco, accarezza i colori.
ARIETE – Il genio della casa.
AVA – Ava come lava.
AVERNA – “Amaro Averna scalda il cuore, il gusto pieno della vita”.
AXE – L’istinto di un uomo.

BAILEY’S – Fate scegliere i vostri sensi
BALENO – Baleno, e lavoro meno.
BARILLA – Dove c’è Barilla, c’è casa.
BARILLA MULINO BIANCO. – Chi mangia sano trova la natura.
BELTHE’ – “Beltè, Beltè, più buono al mondo non ce n’è”.
BENAGOL – “E allora, come va il tuo mal di gola?” “Bene, Benagol!”
BENETTON – United Colors of Benetton.
BIGFRUIT – Cavallo goloso!
BIO PRESTO – “Non esiste sporco impossibile con Bio Presto.”
BISTEFANI KRUMIRI – E chi sono io?, Babbo Natale?!
BMW – Goditela. Senza preliminari.
BONOMELLI FILTROFIORE – “Sogni calmi, sogni belli, Filtrofiore Bonomelli”.
BOROTALCO ROBERTS – Altolà al sudore! Borotalco: riconoscersi a pelle.
BRANCA FERNET – Soprattutto, Fernet Branca.
BRANCAMENTA – Brrr…Brancamenta.
BRAULIO – Superiore per nascita.
BREIL – Toglietemi tutto, ma non il mio Breil!..
BREIL – “Don’t touch my Breil!”
BUITONI – Ed è subito festa.
BUITONI – Star bene a tavola.
BULLOCK – L’antifurto con le palle

CADEY – Sicuro, Cadey.
CALFORT – La lavatrice vive di più, con Calfort.
CALVE’ – Maionese Calvè ti dà, gusto a volontà!
CANDY – Ho scelto. E’ Candy.
CANDY – Candy sa come si fa.
CARIOCA – Con Carioca si scrive e si gioca.
CATARI’ PIZZETTE – “Pizzette, pizzettine Catarì… se ho fame me la fate passare, se non ho fame me la fate venire… pizzette Catarì, ora v’ho capito”.
CERES – Ceres c’è! (Mind the sign!).
CHICCO – Chicco, dove c’è un bambino.
CHICHITA – La banana 10 e lode.
CHIVAS REAGAL – Il più regale dei whisky.
CINGHIALE – “Devo dipingere una parete grande, ci vuole un pennello grande” “Ma non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello: Cinghiale!”.
CINGHIALE – Cinghiale, la grande marca.
CINZANO – PINOT CHARDONNAY – Per molti ma non per tutti.
CIRIO CONSERVE – Come natura crea.
CITROEN CX – “Ehi, gringo, la macchina… vavavumaaa…”.
CLEAR – Clear funziona. Contro la forfora, regolarmente.
COCA COLA – “Always Coca Cola!”.
COCCOLINO – “Ciao, sono io: Coccolino! “.
COLMAR – In caso di neve: Colmar.
CONDORELLI – “Cavalier Condorelli, è sempre un piacere!”.
CONTROL – Ho fatto l’amore con Control.
CONTROL – “Di chi è questo?” “E’ mio!” “E’ mio!” “E’ mio!” …
COOP – “La Coop sei tu, chi può darti, chi può darti di più?”.
COSTA CROCIERE – La vacanza che ti manca.
CRODINO – L’analcolico biondo fa impazzire il mondo.
CUORE – Mangiar bene per sentirsi in forma.
CUORE – Solo dal cuore del mais.
CUORE – “Dino Zoff, 40 anni e non sentirli… e a tavola olio Cuore”.
CYNAR – Contro il logorio della vita moderna: Cynar.

DASH – Più bianco non si può.
DASH – Dash non si cambia.
DE BEERS – Un diamante è per sempre.
DEL MONTE – “L’uomo Del Monte ha detto sì”.
DEL MONTE – Sì al meglio, sì a Del Monte.
DE’ LONGHI PINGUINO – Tutti volere Pinguino De’Longhi.
DE’ LONGHI PINGUINO – “Grande Orso vuole fresco, Anch’io volere Pinguino De Longhi”.
DE’ LONGHI SFORNATUTO – “C’è un regalo, Sfornatutto! “Sfornatutto?!!? Ma fa solo toast, pizzette…” “Pizzette? come queste? è per tutta la famiglia, non ti chini più, e col timer si spegne da solo” “E poi lo pulisco io” “Si pulisce da solo”.
DENIM – Per l’uomo che non deve chiedere… mai!
DINO ERRE FRARICA – Dino Erre Collofit, proprio una camicia coi baffi! .
DINO ERRE FRARICA “E se va bene a me buona camicia a tutti!”.
DIVELLA – Passione mediterranea.
DIXAN – “Campione contro le macchie”.
DOVE – Dove non secca la pelle come un normale sapone.
DREHER – E adesso… Dreher.
DREHER – Non c’è due senza… Dreher.
DUFOUR – “Voglio, la caramella che mi piace tanto, e che fa du-du-du-dù du-du-du-dù, Dufour”.
DUFOUR FRUIT JOY – “Alle morbide Fruit Joy, tu resistere non puoi devi, devi, devi, devi, devi masticar”.
DUFOUR FRUIT JOY – “Cavallo goloso”.
DURACELL – Duracell dura fino a cinque volte di più.
DURACELL – Duracell dura di più. (molto di più).
DURBAN’S – Durban’s, che denti.
DUREX – “Io ce l’ho sempre… Durex”.

ELAH – La dolcezza cambia il mondo.
EL PAMPERO – “Il rum servito nei peggiori bar di Caracas”.
EMINFLEX – Il materasso dell’elefante.
ENEL – Accendiamo il presente per illuminare il futuro.
ENEL – È osservando la forza del vento che abbiamo visto il futuro dell’ energia.

FALQUI – Falqui, basta la parola.
FERRARELLE – Liscia, gassata o… Ferrarelle?
FERRARELLE – Effervescente naturale.
FERRERO – “E che c’ho scritto Jo Condor?!” “Gigante/ pensaci tuuu…”
FERRERO ASTATHE’ – “Ehi, Pedro… mira el dito!…”.
FERRERO FIESTA – Fiesta ti tenta tre volte tanto!
FERRERO FIESTA – “Tutto il giorno di corsa e ora non ci vedo più dalla fame…”.
FERRERO NUTELLA – Che mondo sarebbe senza Nutella?
FERRERO POCKET COFFEE – La carica del caffè più l’energia del cioccolato.
FERRERO ROCHER – “Ambrogio? Ho voglia di qualcosa di buono…” “Subito, signora…”.
FERRERO TIC TAC – “La vita fa Tic Tac, il gusto fa Tic Tac …”.
FERRERO TRONKY – Fuori croccantissimo, dentro morbidissimo.
FIAT PANDA – Se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
FIAT PUNTO – É arrivata. Punto.
FILODORO – “La differenza si vede. Si sente. Si tocca”.
FINDUS BASTONCINI – “Tanto pesce, tutta forza e niente spine”.
FINDUS 4 SALTI IN PADELLA – “Petto o coscia?” “Coscia!” “Peccato, è tutto petto!…”.
FINDUS SOFFICINI – “Augh! Grande capo vuole pranzo!…”.
FINDUS SOFFICINI – Il sorriso che c’è in te.
FINDUS SOFFICINI – Bahhhhh! Ma tu non hai fame?
FOPPAPEDRETTI – L’albero delle idee.

GALASSI – Un sorso di Romagna.
GALBANI – Perchè Galbani vuol dire fiducia.
GALBUSERA – Ognuno è fatto a modo suo. Galbusera lo sa.
GALBUSERA – “Ma è una storia vera?” “E’ Galbusera!”.
GALLO – Chicchiricchi di fantasia.
GALUP – “Galup, la parte alta del panettone”.
GATORATE – Vince la sete, e riparti di slancio.
GEOX – La scarpa che respira.
GILLETTE – “Gillette, il meglio di un uomo…”.
GIM – “Se c’è la goccia… è Gim”.
GLED MAGIC WATER – “Luisa comincia presto, finisce presto, e di solito non pulisce il water…”.
GLEN GRANT – “Colore chiaro, gusto pulito… ma è Glen Grant!”.
GOLIA – “Chi non mangia la Golia, o è un ladro, o è una spia, Golii-iii-aaaa!”.
GORGONZOLA CONSORZIO – Fatti pizzicare dalla voglia.
GRAPPA BOCCHINO SIGILLO NERO – “Sempre più in alto…”.

HAPPIDENT – “Non si attacca al lavoro del tuo dentista”.
HAVANA CLUB – El alma de Cuba.
HEINEKEN – Sounds good.

IGNIS – Bella forza: è Ignis.
IMPULSE – “Se un uomo ruba un fiore per te sotto sotto c’è… Impulse”.
INFRE’ – Tè Infrè è buono qui e buono qui.
INNOCENTI – perchè Innocenti è molto di più, niente di meno.
INSUPERABILE – “Tonno Insuperabile, 170 grammi di bontà… in olio d’oliva”.
INTESA – Intesa, la certezza di piacere”.
INVICTA – Invicta, tutta la libertà. –

JAGERMEISTER – Così fan tutti.
JAGERMEISTER – Bevo Jägermeister perchè… non so perchè… perchè… sono fatti miei”.

KENWOOD – La musica raccomanda Kenwood.
KIMBO – Il caffè davvero speciale.
KIMBO – mbo, a me, me piace.
KINDER – Una sorpresa su 5, sarà uno di noi.
KINDER BUENO – Kinder Bueno, bontà a cuor leggero.
KINDER BUENO – Mi vuoi tutta ciccia e brufoli?.
KINDER COLAZIONE PIU’ – Con i 5 cereali, di Kinder Colazione Più, puoi partire alla grande anche tu.
KIT KAT – Fai un break, spezza con Kit Kat
KNORR – Innamorarsi in cucina.
KNORR – Papà, guarda… un pollo!.
KODAK – Ciripiripì Kodak
KRAFT – Cose buone dal mondo.

LANCIA Y10 – Oui, je suis Catherine Deneuve….
LANCIA Y10 – Piace alla gente che piace.
LAVAZZA QUALITA’ ROSSA- Oh, è Lavazza. Più lo mandi giù. Più ti tira su.
LAVAZZA QUALITA’ ROSSA- Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?
LAVAZZA CREMA E GUSTO – E’ Crema e Gusto, ogni momento è quello giusto
LEERDAMMER – Il più irresistibile formaggio tra i buchi.
LEVISSIMA – Altissima. Purissima. Levissima.
LG PRODOTTI TECNOLOGICI – Life’s Good.
LINES – Io sono Pippo ippopotamo e ti dico che per il tuo bambino un sistema c’è…
LINES – Bevi, bevi… tanto c’è Lines.
LINES NOTTE – Dormi tranquillo e asciutto, Lines Notte assorbe tutto.
LIPTON ICE TEA – Mmh, magico Lipton, per me N°1.
LOACKER – Loacker che bontà!
LOCATELLI – Locatelli fa le cose per bene.
L’OREAL – Perchè io valgo
LOTTO – Vincere è un gioco.
LUCANO AMARO – “E cosa vuoi di più dalla vita?” “Un Lucano!”.
LUCANO AMARO – Voglio il meglio.

MAINA – Mai…Natale più buono.
MALIZIA – Malizia, profumo d’intesa.
MANZOTIN – Manzotin, apri e gusta. Si apre con un dito, si gusta con appetito
MARS – Mars, momento di vero godimento.
MARTINI – No Martini, no party!
MASTERCARD – Ci sono cose che non hanno prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard.
MASTRO LINDO – Con la forza del gigante il pulito è più brillante.
MC DONALD’S – Succede solo da Mc Donald’s!.
MC DONALD’S – I’m Lovin’It.
MELEGATTI – La fortuna lo sai/ con Melegatti è piu’ dolce che mai/ ooo-oh!”.
MELEGATTI – Ogni giorno è una festa.
MELINDA – Fai merenda con Melinda.
MENTADENT – Prevenire è meglio che curare.
MENTAL – Io ce l’ho profumato… l’alito… perchè Mental profuma l’alito… e che avevi capito?
MENTOS – The Freshmaker.
MITSUBISHI – Mitsubish mi stupisci.
MONDIAL CASA – Prendi la cornetta, Mondial Casa ti aspetta.
MONTA DEI PASCHI DI SIENA – Conti perchè non sei solo un conto.
MONTEFIORE BISCOTTI – “Che peso la spesa!” “E poi, con queste scarpe!…
MONTENEGRO – Sapore vero.
MORETTI – Viva la sincerità!
MOROSITAS – morbida la vita.
MOROSITAS – Com’è la vita senza Morositas?.
MOTTA PANETTONE – Il Natale quando arriva arriva.
MOTTA GIRELLA – La morale è sempre quella, fai merenda, con Girella
MOTTA LA CREMERIA – “Ciao, c’è Gigi?” “No, Gigi non c’è” “E la Cremeria?” “Sì, salite”
MOTTA MAXIBON – Il piacere da mordere
MOTTA MAXIBON – Du’ gust is meglio che uan
MOTTA TARTUFONE – Tartufon, c’est bon!

NASTRO AZZURRO – C’è più gusto ad essere italiani.
NEGRONI – Le stelle sono tante, milioni di milioni, la stella di Negroni, vuol dire qualità!
NELSEN – I piatti-ti, i piatti-ti con Nelsen piatti li vuol lavare lui.
NESTEA – Antò! Fa caldo…
NESTLE’ FRUTTOLO – Se ti piace la frutta, mangiatela tutta.
NESTLE’ NESQUIK – Col sapor di cioccolato/ rende il latte prelibato”.
NIKE – Just do it!
NIVEA – Crema per le mani Pura e semplice.
NOKIA – Connecting people.
NOVI – “Schwizzero?” “No… Novi!”.

OFF – Off. Nè punti, nè unti”.
OPEL – “E’ tanto che aspettavo un’occasione così!”.
OVOMALTINA – Ogni mattina Ovomaltina.

PAGINE GIALLE – Il giallo con tutte le soluzioni.
PAGINE GIALLE – PRONTO 89.24.24 – “Ottantanove/ ventiquattro/ ventiquattro…”.
PAMPERS – “Anche bagnati restano asciutti… più asciutti che mai”.
PARMACOTTO – “Crudo o cotto?” “Parmacotto!”.
PARMALAT POMI – O così, o Pomì.
PARMIGIANO REGGIANO – Non si fabbrica, si fa.
PAULISTA – “Carmencita, sei già mia… chiudi il gas e vieni via…”.
PAVESI PAVESINI – E’ sempre l’ora dei Pavesini.
PERFETTI BROOKLIN – Brooklyn, la gomma del ponte.
PERFETTI BROOKLIN – Freschezza da baciare.
PERLANA – “E’ nuovo?” “No, lavato con Perlana”.
PERLANA – Perlana. Passaparola.
PERONI – Chiamami Peroni. Sarò la tua birra.
PIAGGIO VESPA – Con Vespa si può.
PIC INDOLOR – “Fatto!” “Già fatto?!…
PIC INDOLOR – Pic Indolor, la siringa niente male.
PIPPO – Tutta un’altra scopa.
PIRELLI – La potenza è nulla senza controllo.
POLO – Il buco con la menta intorno.
POSTE ITALIANE – Costa poco mandarlo a quel Paese.
PRESTITO’ – Prestitò e il contante ce l’ho.
PRIMIGI – A me mi piaci.
PRORASO – Barbiere a domicilio.
PURA LANA VERGINE – “E’ inutile che tenti di belare. Tu non sei una pecora, sei un cane. Non hai il marchio Pura Lana Vergine”.

RAI – Rai. Di tutto. Di più.
RAID – Raid gli ammazza… stecchiti.
RAMAZZOTTI – Milano da bere.
RED BULL – Red Bull ti mette le aliii!
REGINA ROTOLONI – Non finiscono mai.
RENAULT CLIO – Io? Clio.
REX – Fatti per essere il numero uno.
RIO MARE – Il tonno che si spezza con un grissino
ROBERTS BOROTALCO – “Altolà al sudore!”.
ROBERTS BOROTALCO – Borotalco: riconoscersi a pelle.
ROBERTS NEUTRO – “Più che neutro, Neutro Roberts”.
ROCCHETTA – BrioBlu, mi piaci tu.
ROCCHETTA – Puliti dentro, belli fuori.
ROVAGNATI – Prosciutti cotti e firmati.
ROVAGNATI – Io li ho cotti, io li ho firmati.
ROVAGNATI GRANBISCOTTO – “Crudo o cotto?” “Granbiscotto!”.
ROVAGNATI PANATINE – “5 minuti, solo 5 vedrai, delle Panatine t’innamorerai…”.
ROWENTA – Per chi non s’accontenta.

SACLA’ – Saclà, Sua Bontà!
SAILA MENTA – La più buona, la più fresca, Saila menta!
SAIWA – FONZIES: se non ti lecchi le dita, godi solo a metà.
SAIWA HURRA’ – “Hurrà!… no, non ho mai provato Hurrà”.
SAMMONTANA – Come hai detto che si chiama? Gran gelato Sammontana.
SAMMONTANA – Dove osano i golosi.
SAN PELLEGRINO ARANCIATA – “San Pellegrino, che aranciata esagerata…”.
SAN PELLEGRINO CHINO’ – C’è chi beve sempre il solito… e Chinò.
SAN PELLEGRINO SANBITTER – “Sanbittèr, c’est plus facile!”.
SAN PELLEGRINO SANBITTER – “Pensa alla salute…”.
SARATOGA – “Saratoga, il, silicone sigillante!”.
SCAVOLINI – la cucina più amata dagli italiani
SCOTTEX FAZZOLETTI – Il posto più morbido dove mettere il naso.
SCOTTEX CARTA IGIENICA – 10 piani di morbidezza.
SECTOR – No limits.
SGOMMATUTTO – Via lo sporco dappertutto.
SIDIS – “Il piacere di fare la spesa”.
SIMMENTHAL CARNE – “Buona la carne Tinsemmhal” “Si dice Simmenthal”.
SOLE – “Chi prova Sole, non lo lascia più”.
SONY PLAYSTATION – “Non sottovalutate la potenza di Playstation”.
SPRITE – Ascolta la tua sete. Sprite.
STEFANEL – L’amore addosso.
STUDIO LINE – “Studio Line, scolpisci i tuoi capelli, come vuoi tu”.
SUPER ATTAK – Incolla l’impossibile.

TEFAL – Tefal, tu pensi a tutto.
TELECOM ITALIA – Una telefonata allunga la vita.
TELE2 – Perché pagare di più?
TELE+ – “E mo’ ve lo buco ’sto pallone, eh…”.
TIC TAC – “Se metto in bocca un fresco Tic Tac, che esplosione di gusto mi dà…”.
TIM – Vivere senza confini.
TRONY – Trony, non ci sono paragoni.
TUBORG – Farei tutto per tu.
TUBORG – “Tuborg, solo tu, mi turbi sempre più, Tuborg, io t’amo, Tuborg, ti prendo, oh, Tuborg, farei tutto, proprio tutto per tu… (ah ah, ah ah…)”

ULIVETO – Digerire nel modo più gusto.
ULIVETO – Digerire secondo natura.
ULIVETO – Bevi Uliveto e sei in forma.
UNICUM AMARO – “Amaro Unicum. L’optimum”.
UNIOEURO – “Gianni, come si fa a non essere ottimisti?”.
UNIOEURO – “L’ottimismo è il profumo della vita”.
UPIM – Prima, passa alla Upim!.

VALLESPLUGA GALLETTO – “Galletto Amburghese Vallespluga, tenero, mai grasso, ideale…”.
VALLESPLUGA GALLETTO – “Il Galletto Vallespluga, chicchiricchì, chicchiricchì, bello, tenero, mai grasso, chicchiricchì, chicchiricchì, con il suo scudetto rosso…”
VALLEVERDE – “E’ bello camminare in una Valleverde”.
VALLEVERDE – “Entra in una Valleverde”.
VALFRUTTA – “Valfrutta, la natura di prima mano”.
VECCHIA ROMAGNA ETICHETTA NERA – il brandy che crea l’atmosfera
VERA – Acqua Vera. Acqua pura.
VERNEL – Morbidezza imbattibile.
VIAKAL – “Via il calcare con Viakal”.
VICKS MEDINAIT – “Buonanotte raffreddore!”.
VICTORS – “E’ vero!… la caramella balsamica Victors si sente nella gola… e anche nel naso”.
VISA – Nel futuro c’è Visa.
VIVIDENT – “Buona, è senza zucchero”.
VODAFONE – Life is Now.
VODAFONE – “Tutto intorno a te”.
VOV – Vov, una sferzata di energia. –

WUBER – Fategli la festa.

YOMO YOGURT – Felice di piacervi.
YOMO BELGIOIOSO – Mangiamolo vivo.

ZEDDA PIRAS MIRTO – Il mirto Zedda-Piras non ha più confini.
ZIGULI’ – Prendi al volo la tua Zigulì.
ZIGULI’ – Zigulì è una pallina che mi fa sentir più carina
ZOPPAS – Zoppas li fà e nessuno li distrugge.
ZUCCHETTI RUBINETTERIE – “Si chiama Zucchetti la libertà, di fare con l’acqua tutto ciò che ti va”.

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Come far impazzire un Grafico. https://www.mad13.it/come-far-impazzire-un-grafico.html Thu, 13 Nov 2014 14:49:12 +0000 http://www.mad13.it/?p=3280 L'articolo Come far impazzire un Grafico. sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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Questo è il primo ufficiale appuntamento per il Blog di MAD13 e vogliamo subito condividere con voi quello che nella rete è oramai diventato un must di amaro umorismo per tutti coloro che si occupano di grafica e comunicazione. Il manuale per far impazzire il grafico (Tradotto, integrato ed evolutosi nel tempo dall’originale articolo del blogger groy82) . Ne approfitto in questo post per aggiungere e implementare in maniera parodistica questo manuale anche con alcune esperienze personali.

72dpi.

Se dovete inviare ad un grafico un qualunque documento, assicuratevi che sia fatto con un’applicazione del pacchetto Microsoft Office. Se dovete consegnare delle immagini, non inviate direttamente i jpeg: incorporateli in un file Word o Power Point. Non dimenticatevi di abbassare la risoluzione delle immagini a 72 dpi, e alle prime lamentele del grafico usate la formula “Ma io a video la vedo benissimo”.

Allegati.

Se dovete inviare via mail delle immagini, dimenticatevi di allegarle almeno un paio di volte, e non correggete l’errore finchè non sarà il grafico, disperato, a farvelo notare. Se vi chiedesse immagini ad alta risoluzione, allegate l’intera cartella di file RAW, senza comprimerle.

Caratteraccio.

Se il grafico, bontà sua, vi chiede un’opinione su un font, dite che preferite l’Helvetica. Se piace anche a lui, scegliete Arial. Se è d’accordo, aspettate qualche giorno e poi dategli il colpo di grazia scegliendo il Comic Sans o qualche font di qualche brand famoso. Con il passare dei giorni, chiedete di inserire sempre più font, scegliendo questa volta font prive di caratteri accentati e punteggiatura: meglio se un progetto ne conta almeno 4 o 5 diverse tra loro.

Bianco.

I grafici tendono a lasciare troppo bianco sui fogli, con la scusa del “respiro”, della “pulizia”, dei “contrografismi” della “leggibilità” e dei ”pesi”. Non dategli ascolto. La vera ragione per cui lo fanno è rendere il documento più grande, facendo aumentare il numero di pagine e il conseguente costo per voi. Usate quindi ripetutamente la ben nota formula: “Non si può riempire tutto quello spazio bianco lì? …stampiamo a colori!”.

Logo da ricostruire.

Se avete già un vostro logo, assicuratevi di inviarlo al grafico in formato gif o jpeg e a bassissima risoluzione, meglio ancora se copiato-e-incollato direttamente da internet e se il logo è su uno sfondo non omogeneo (troppo facile se è tutto a fondo bianco), così il grafico dovrà impazzire per scontornarlo e ricostruirlo. 
Il tocco di classe è consegnare al grafico un oggetto con già stampato il vostro logo: possibilmente, su una superficie curva o particolare (penne, tazze, mousepad, magliette), il più piccolo possibile, con finiture che ne rendano impossibile la scansione (lamine dorate o vernici) o, meglio ancora, preso da un fax di cinque anni prima che avrete appositamente conservato.

Logo da ideare.

Se invece avete bisogno di creare un logo da zero, avrete campo libero per far impazzire il grafico alla grande. Dopo aver rifiutato le prime proposte con un laconico “non mi emoziona, è troppo normale”. Fate fare uno schizzo della vostra idea a vostro nipote di 5 anni, magari sulla carta igienica o su un tovagliolo da cucina. Non impiegateci più di cinque minuti: meno il grafico capisce, più spazio avrete ancora per richiedere centinaia di modifiche successive. Non accettate mai la prima proposta del grafico, ma nemmeno la decima, se è per questo. Chiedetegli di volta in volta di cambiare colori, font e clipart, di inserire una foto nel logo, bordi in rilievo, luminescenze, sfumature, Comic Sans. E quando sarà alla undicesima proposta, ditegli che la vostra preferita è la seconda che vi ha mostrato, ma sempre con aria sconsolata e da “mi sto accontentando”.

Supercazzole.

Quando descrivete ciò che volete in un progetto, usate termini che non significhino niente e infarciteli di supercazzole Monicelliane e “fuffa”. “Lo vorrei più frizzante”, “Si può vedere una versione meno sbriluccicosa, meno leccata?”, “Mi fai una grafica più tipo che la guardi e dici che spettacolo?”, “Preferirei della bella grafica, una grafica che, sai, quando la guardi dici: Wow! Questa si che è bella!.” Se volete esagerare, sostituite i possibili aggettivi con espressioni del viso e della voce tipo “Mmmmm”: “Me lo immagino più mmmmmmh e meno mmmmmmh”. Nel descrivere le proposte del grafico, non dimenticate di usare termini chiave come: banale; già visto; troppo vecchio; troppo moderno; non mi comunica; troppo avanti, non siamo ancora pronti; troppo pulito; troppo minimal…

Parole e altra “fuffa”.

Se il grafico vi chiede testi per un catalogo o una brochure, mandateglieli a piccoli pezzi in molte mail diverse a distanza di giorni. Se dovete modificare anche solo poche parole, ricordatevi di inviare l’intero testo senza specificare quali sono le modifiche. Non lesinate in errori grammaticali, doppi spazi, è con l’apostrofo. Mandate i testi incompleti, chiedendo al grafico di completarli “che tanto poi li vediamo dopo assieme”. Scrivete tanto, siate prolissi e rindondanti. Sbrodolate fiumi di parole e cercate di riempire ogni spazio con descrizioni fitte senza acapi e con periodi interminabili. Non lasciate al grafico spazio per i suoi vezzi creativi e impeditegli ancora una volta di lasciare spazi bianchi e vuoti!

Nuovi mostri.

Come per la grafica, anche le immagini devono essere “belle”, “frizzanti”, “d’impatto”, “non banali”. Se il grafico vi propone di acquistarle da siti professionali o di organizzare un set fotografico, sappiate che vuole solo spillarvi più soldi. Resistete, e chiedete che si scarichi le foto da Internet senza pagare un euro. Quando dovete scegliere le foto proposte, giocatevi la carta del fotoritocco: “Mi piace questa, ma la tipa mora la vorrei bionda” oppure “Questa foto è perfetta, se solo la cravatta del tipo fosse a righe invece che a pois!”, generate “mostri” con braccia di una foto, testa di un’altra, vestiti, sfondo, cielo, paesaggi, stanze e arredamento tutti mescolati e assicuratevi di far finire il malaugurato grafico su Photoshop Disaster dove tutti potranno denigrarlo e umiliarlo. Non dimenticate di aggiungere: “Tanto con il computer ci vuole un attimo, cinqueminutiavideo”. Quando il grafico sarà stremato ma finalmente soddisfatto per la decisione presa, proponete pacificamente: “Ma se usassimo la foto originale o delle clipart?”.

Colore.

Una tecnica infallibile per mettere alle corde il grafico è sicuramente quella di fare riferimento ai colori del proprio monitor e la propria stampante a getto di inchiostro in ufficio. “Troppo scuro!” “Ma io lo vedo brutto” “I neri sono troppo blu”. Non dimenticatevi di scartare tutte le proposte dove i colori usati non siano didascalici, basici e saturi come nelle palette colori base di powerpoint. “Non c’è un blu che sia blu! Tendono tutti sul grigio!”. Se volete infierire ancora cercate di dare lezioni sulle cromie basandovi sul significato dei colori nei fiori, ovviamente omettendo ogni riferimento ad essi. Altro consiglio è non usare nomi di colori troppo tecnici ma possibilmente usare espressioni tipo “me lo puoi fare più miele?” “…più mattone” “…più canarino” “…più erba primaverile”.

Ricatti.

Non dimenticatevi di usare frasi come “c’è chi me lo fa a meno”, “il grafico qui sotto casa è meno caro”, “un amico di mio figlio ha fatto il liceo artistico e mi ha proposto di occuparsi lui di questo lavoro, gratis, per farsi un’esperienza”, “anche un mio amico architetto me lo farebbe”, tirate ancora in ballo vostro nipote immagianario. Per assestargli un gancio destro e metterlo al tappeto paventate l’idea di fare una gara tra diverse agenzie e grafici per l’assegnazione del prossimo progetto. Annientate la sua professionalità e dettate voi le regole, sarà più facile ricattarlo minacciandolo di cambiare agenzia/grafico e a fine lavoro lamentarvi per poter chiedere uno scontoe cercare di non pagare il lavoro.

Deadline.

Quando si avvicina la scadenza del progetto, ricordate di mettergli pressione: telefonate, mandate mail, ritelefonate per essere sicuri che abbia letto la mail. Quando vi manderà la bozza finale per l’approvazione, invece, prendetevi molto più tempo di quanto serva, senza cedere alle insistenze del grafico. Aspettate di fornirgli le ultime modifiche chiave a poche ore dalla scadenza, assicurandovi che debba lavorare anche di notte per rispettarla. Se siete dei sadici modificate radicalmente i contenuti del progetto sulla cyanografica.
Il colpo di grazia.

Vostro nipote.

A questo punto, il vostro grafico sarà cotto a puntino: se tutto è andato secondo i piani, dovrebbe essere arrivato alla fase dell’assoluta sottomissione. Conscio di non potervi convincere su nulla, si limiterà ad eseguire i vostri ordini pedissequamente. Assicuratevi che sia così e, quando siete pronti a prendere la decisione finale per la stampa, fategli notare che siete rimasti delusi dalla sua mancanza d’iniziativa. Che, dopotutto, avete fatto tutto voi. Che vi sareste aspettati più consigli, più proposte, più talento. Che, per quel poco che ci ha messo, il progetto lo poteva fare vostro nipote di sedici anni con Paint e Publisher. Che, soprattutto, non avete intenzione di pagargli quel poco lavoro fatto finora.

È fatta.

Il grafico, stremato, cadrà ai vostri piedi e o mollerà tutto dedicandosi alla professione di pizzaiolo o verrà ricoverato nel più vicino ospedale psichiatrico.

L'articolo Come far impazzire un Grafico. sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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L’evoluzione dei marchi. https://www.mad13.it/l-evoluzione-dei-marchi.html Fri, 03 Jan 2014 14:29:11 +0000 http://www.mad13.it/?p=3523 L'articolo L’evoluzione dei marchi. sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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Siamo abituati a pensare che un marchio cresca ed evolva solamente attraverso i prodotti e i servizi che offre, ma quello di cui meno ci rendiamo conto è il suo cambiamento d’immagine.

Una parte della ragione sta nel fatto che si tratta di procedimenti lenti e graduali, soprattutto perché giocano con l’emotività del consumatore e la riconoscibilità “a prima vista” di un brand.

 

Il primissimo logo di Apple, ad esempio, era una raffigurazione dell’ispirazione di Isaac Newton e riportava, sulla cornice, la citazione “Newton.. a mind forever voyaging through strange seas of thought… alone”. Questa icona, ideata da uno dei fondatori della compagnia, Ronald Wayne, fu rimpiazzata nel 1977 da qualcosa di completamente diverso: una mela arcobaleno, disegnata da Rob Janoff che mostrava i segni di un morso per distinguere la forma da quella di una ciliegia.

Nelle intenzioni di Janoff e Jobs, il nuovo logotipo serviva a rendere Apple più vicina a un target giovane. Con altri 2 passaggi si è arrivati all’attuale mela argentata.

Ci sono brand che hanno raggiunto l’immagine attuale con pochi passi decisi, come Toyota, e altri che ci hanno dovuto pensare un po’ di più: un esempio è la Warner Bros che è arrivata al logo attuale attraverso 12 passaggi successivi.

Qui sotto, oltre a quelli citati, trovate altre evoluzioni. Anche voi vi sentirete un po’ vecchiotti riconoscendo più di uno dei logo precedenti…

Tutto questo per dire che l’immagine è il brand. Ne è un distillato, l’anima visibile.

L'articolo L’evoluzione dei marchi. sembra essere il primo su MAD13 creative room.

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